FORT GALLE

Caro vecchio amico oggi ho pensato proprio a te e alla tua passione x le ex colonie portoghesi. Dopo 3 mesi di viaggio e 1000 peripezie in Asia sono giunto stremato a Fort Galle sulla costa sud ovest dello Sri Lanka, “appena” 500 anni dopo Vasco de Gama e la sua truppa di conquistadores, che con ben altre difficoltà hanno attraversato l’oceano a bordo di una caravelle, approdato nel Goa nel sud dell’India e circunnavigato Kanyakumari, la punta + estrema del continente da cui Shiva si protese, pianse e da una lacrima nacque l’isola dove mi trovo adesso, lo Sri Lanka. Mamma mia che emozione! In questa cittadina coloniale, di mattoni rossi cotti al sole, perfettamente conservata, si respira la storia. Il forte costruito dai portoghesi e’ stato occupato dai dutch, gli olandesi, poi dagli inglesi che in India, come sai, hanno piantato le radici. Immagina quanti stili architettonici, sembra di essere a Hoi An in Vietnam. Ci sono case con porte e finestre semi ovali, colonne con archi e porticati, chiese metodiste, ma anche un bel tempio anglicano, Saints Church Fort Galle, che si affaccia sull’oceano indiano, con alte mura spesse di pietra a strapiombo sul mare verde-turchese, la barriera corallina, l’antico faro che vigila come il profeta di Gibran, la chiesa cattolica dove i marinai ringraziavano il cielo dopo il viaggio, le antiche poste, il museo marittimo, la mitica casa delle spezie, quella del the, tutto in stile coloniale, le strade sono piastrellate x il trasporto a cavallo e da una fila di case bianche con il portico e i balconi di legno, sporgono enormi fioriere dai balconi, le palme che trafiggono il cielo cariche di cocchi da donare agli Dei, la casa del “alcalde” xche’ non esiste città senza governo, ma anche senza popolo e territorio, direbbe Mortati. Fort Galle ricorda una polis greca, c’e’ di tutto un poco e c’e’ anche un’enorme muraglia simile a quella cinese, che si protende sul mare verde e azzurro, la spuma bianca sugli scogli rotondi che infrangono l’acqua e creano delle piccole spiagge dorate, veri paradisi x tartarughe e uccelli variopinti, che dipingono il cielo con le ali colorate. Ci sono anche enormi torrioni, da cui si spiccano decine di cannoni, ma come puoi immaginare, in questo paradiso sparano solo bombe di cioccolato al latte, mitragliano con torroni alle nocciole e lanciano granate di caramelle alla frutta cosi’ da trasformare la guerra in una grande festa, dove le lacrime di felicita’ servono per pulire lo sguardo e non x annebbiarlo. A Fort Galle c’e’ posto x tutto e dal nulla verde spunta una bella stupa buddista, simile a un campana capovolta in calce bianca distesa su un prato rasato, poi una chiesa sconsacrata divenuta moschea x il culto dei mussulmani e infine un campo abbandonato usato x il gioco cricket lasciato in eredita’ dagli inglesi. Insomma una città-polis, una roccaforte dei mari, una enclave ecumenica e cosmopolita che sa di vecchio, ma che guarda al futuro. Con le sue doppie mura a strapiombo sul mare, la torre con l’orologio che sbuca dal rosso dei tetti e si tuffa nel verde azzurro della natura. Forse un paradiso, o forse un miraggio del sole di un’oasi nell’oceano dove gli angeli si divertono a sparare schegge al cioccolato e lanciare caramelle alla frutta. Chissà cosa hanno detto quegli antichi conquistadores, che dal largo della nave videro la terra ferma. In Brasile hanno detto “Olinda” (oh bella); ma in Africa, “ajuda” (aiuto) era la tratta degli schiavi x le americhe raccontata da Bruce Chatwin. “Salam maicon” dice invece un pellegrino in tunica bianca, in piedi sulla muraglia del forte, gli occhi rivolti all’oceano e a un mausoleo bianco sugli scogli di chissà quale profeta. Intona una litania che sembra una preghiera. “Maicon salam” rispondo. E dall’alto del monte spunta la cattedrale cattolica x sancire la supremazia di Dio su tutti gli uomini. Ti giuro vecchio amico, io che ho visto mezzo mondo in lungo e in largo, non ho mai visto niente di + bello e amornico, tra il verde e l’azzurro del mare, tra terra e cielo. Non so’ + da che parte girarmi, non ho + nulla da aggiungere, adesso e’ tempo di farsi un bel tuffo insieme a 1000 pescolini colorati. Non mi resta che salutarti e chiedere alla tua fantasia di colorare e continuare questa storia! Xche’ la storia, come dice Gianbattista Vico, e’ un vortice di corsi e ricorsi, che rappresentano il cammino ascensionale dell’uomo che passa dal senso alla fantasia e poi alla ragione. Ma quello che importa e’ la buona ragione, come il buon senso, non facile da trovare. Per questo continuo il viaggio. Au revoir mon ami! m.b.

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