NIRVANA

Perché gli esseri umani soffrono? Se conosci la causa, puoi curare la malattia spiega IppocrateSe vuoi curare il dolore devi conoscere da dove proviene il male. Il Buddismo, é simile a una terapia medica, dove ci sono 4 nobili verità:
1. Dukka (la diagnosi: lo stato di sofferenza. La vita umana é fragile, vulnerabile e in costante movimento);
2.Samudaya (la causa: il desiderio é la causa della sofferenza. Sesso, ricchezza, potere, possesso, sete, fame, il pericolo della religione… Sono la sua origine).
3.Nirodha (una cura che elimina la causa: staccarsi dal desiderio. Accettare la vita com’é, senza necessità di cambiarla. Annullare i desideri negativi: l’orgoglio o la cupidigia del gallo; l’odio o l’invidia della cobra; l’illusione o l’ignoranza del porco e, sostituirli con la quiete dell’anima, uno stato al di là del desiderio x qualcosa o qualcuno).
4.Magga (un metodo x eliminare la causa della sofferenza. Il cammino da seguire x arrivare alla felicità in questo mondo). Questo é il cammino della felicità, noto come il nobile cammino Ottuplo, che si fonda su sapienza, virtù e concentrazione.
La sapienza, a sua volta é divisa, in visione e intenzione corretta. Bisogna vedere, cioè riconoscere l’origine del dolore e, compromettersi, mettere in pratica la cura. Perché se conosci e, ti impegni, non cadi in errore.
La virtù é divisa in agire, mezzi e parole corrette. Non mentire, dire la verità, usare parole gentili e avere buoni propositi, usare mezzi adeguati; sono delle norme morali e etiche di comportamento, un elogio della mitezza, x Norberto Bobbio.
Infine la concentrazione é divisa in impegno, attenzione e meditazione corretta. Sono tecniche per arrivare all’autocontrollo della mente come la piena attenzione x la respirazione o l’insigth (vipassana) in cui coltivare pensieri positivi, benevolenza e amore x gli altri. Con la concentrazione puoi mettere le briglia alla mente e conoscere te stesso.
Questo é il cammino degli 8 passi x arrivare alla pace e alla felicità. Ma non tutti sono d’accordo. Come Eraclito, che dice che la sofferenza é necessaria, perché é l’altra faccia dell’amore, chi soffre ama. O magari come direbbe Hegel, la sofferenza (antitesi) é la negazione dell’amore (tesi), che permette all’amore migliorato (sintesi) di ritornare su se stesso. Ma il cammino seguito dal principe Siddartha é pragmatico, sperimentale e, non solo teorico. Diventa Buddha (illuminato) a 35 anni, dopo una lunghissima meditazione sotto l’albero del Bodh, a Bodh Gaya, dopo aver passato x una vita tormentata. Come dice Hermann Hesse, Siddartha ha provato che anni di rinunce ascetiche non eliminano la sofferenza, ma neppure l’altro estremo, la vita dispendiosa, piena di ricchezze di un principe, da la felicità.
Quindi la via non é quella dell’ascetismo degli Stoici o dei Cinici di Diogenes di Sinope (l’austerità, il digiuno, la privazione, l’esclusione dalla mondanità); neppure quella dell’edonismo di Epicuro o della scuola Cirenaica di Aristippo (il fine dell’uomo é il piacere); oppure del nihilismo di Nietzsche (nulla ha valore, nulla é importante, eccetto la volontà di potenza), ma la via dell’equilibrio, del giusto mezzo, che ispirerà l’Etica a Nicomaco di Aristotele. La felicità é equilibrio e armonia, niente in eccesso, ma di tutto un poco…

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